dal 25 al 30 agosto
Chiostro di Santa Sofia
Dalle ore 19:00 alle ore 00:00
Architextures – astrazioni architettoniche
Personale di Carlo D’Orta
Sono un artista nel ramo fotografia. Uso cioè la macchina fotografica come un pennello: non per documentare o fare cronaca, ma per estrarre dalla realtà immagini pittoriche che esistono davvero, ma quasi mai sappiamo vedere. I miei soggetti principali sono le architetture e la danza. Quando fotografo le architetture, la mia arte è soprattutto una ricerca dell’astrazione e delle combinazioni geometriche prodotte dalle sovrapposizioni e intrecci di strutture architettoniche che popolano le nostre città. Non mi interessano gli edifici in sé, né la realtà percepibile a prima vista. Io mi concentro sui riflessi delle vetrate e su linee, intersezioni e combinazioni di forme. Per questo cerco prospettive particolari, punti di vista inconsueti, angoli e scorci visuali dai quali le architetture si mescolano in un dialogo di linee, forme, contrasti di luci e colori che assume un significato quasi biologico. Le mie fotografie possono a volte sembrare dei collage, ma non lo sono. Gli incroci di forme e geometrie non sono realizzati in post-produzione o al computer, ma esistono davvero nella realtà: essi sono il frutto della prospettiva e della ricerca di punti di vista dai quali strutture e forme distinte, separate fisicamente fra loro, appaiono invece al nostro sguardo come fuse e unite. Questo è il senso soprattutto della mia serie Biocities, che affonda le radici e l’ispirazione più profonda nell’arte astratta di Mondrian, Malevic, El Lissitzky, Rothko, Peter Halley, nella fotografia di Franco Fontana e Lucien Hervé e forse – proprio per lo sforzo di andare con i miei scatti oltre il dato fisico, per approdare ad una nuova meta-realtà – anche nella visione delle città e piazze metafisiche di De Chirico. Ed è il senso anche della serie Geometrie Still Life, che si differenzia da Biocities perché si concentra sulle architetture classiche del Mediterraneo anziché su quelle contemporanee. Ma, nella sua profonda differenza, anche la serie di paesaggio che ho intitolato Vibrazioni risponde alla stessa logica di fondo. Qui il mio obiettivo si concentra su vetrate di cristallo che riflettono, deformandole, le architetture tutt’intorno. Il frutto sono immagini tra l’astratto e il surrealista, in cui le forme delle originarie strutture architettoniche si dissolvono in giochi di luci e colori assolutamente imprevedibili. Anche quando fotografo la danza non cerco immagini ordinarie, ma mi concentro sulle ombre dei danzatori proiettate dalle luci di scena su pavimenti e pareti, oppure sulle scie prodotte dal movimento. Anche qui, l’ispirazione viene dai movimenti artistici del Futurismo e del Surrealismo. Mie opere di grande formato sono in prestigiose collezioni pubbliche (Centro Congressi Banca d’Italia a Roma, Palazzo Giustizia di Milano, Camera Deputati, Autorità Garante Comunicazione, Museo Archivio Centrale Stato, Confindustria sede centrale, LUISS sede centrale, Consolato Generale d’Italia a NYC, ecc.) e in molte collezioni private in Italia e all’estero.